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Intesa, manifattura e agroalimentare guideranno la crescita dei ricavi nel 2025

Più liquide, più patrimonializzate, ma anche più produttive grazie a brevetti e investimenti, anche se faticano a trovare personale. Le imprese dei distretti si presentano al 16esimo appuntamento con il monitor di Intesa Sanpaolo pronte ad agganciare la crescita del 2025, quella senza il peso dell’inflazione e dunque più sostenuta. Per l’anno prossimo infatti i ricavi dei cluster italiani sono attesi in salita del 2%, con quelli della meccanica, dove abbiamo guadagnato quote di mercato, e dell’agroalimentare a fare la parte del leone: il primo settore beneficerà della maggior domanda di beni di investimento attivata dalla transizione digitale e green; il secondo del potenziale di crescita inespresso sui mercati internazionali. Parla infatti di ricavi in accelerazione, Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: «Nel 2023 il fatturato delle imprese distrettuali è stimato in crescita dello 0,8% a
prezzi correnti, in aumento di oltre il 20% rispetto ai livelli pre-Covid del 2019 mentre è previsto dell’1,1% nel 2024 e del 2% nel 2025». 


 

Meglio di altri in Europa

Questo in uno scenario contraddistinto dall’incertezza, visti i recentissimi sviluppi in Medioriente, ma in cui si vedono i primi segnali di ripresa. Il giro d’affari a fine 2022 è tornato ai livelli pre-Covid, «abbiamo fatto meglio di altri partner europei in 14 settori – prosegue De Felice -. Aumenta la quantità e i prezzi, giacché siamo specializzati in prodotti di qualità ce li facciamo pagare di più dal mercato». Anche la dinamica dei margini resta su buoni livelli, identica a quella delle imprese non distrettuali, a dispetto dell’aumento dei prezzi energetici. Nel 2023 l’export è rimasto sostanzialmente stabile a 152,7 miliardi, è salito il saldo del 4% a 94,3 miliardi. I distretti hanno saputo superare la debolezza del mercato tedesco cogliendo le opportunità in altri mercati, come ad esempio, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Messico, l’Arabia Saudita, la Cina. Si tratta di un’ulteriore conferma della loro capacità e velocità di adattamento.

Fattori vincenti

Quali sono dunque i fattori di competitività? Il monitor lo dice chiaramente: l’aumento della produttività del lavoro, che si identifica con un valore aggiunto di 64mila euro per addetto, contro i 57,9 mila euro delle aree non distrettuali, e in crescita del 6,1% rispetto ai valori del 2008, quando si attestava a 52.300 euro. Il posizionamento strategico, è un altro fattore vincente: il numero di brevetti ogni 100 imprese raggiunge quota 70 per le imprese dei cluster, contro le 48,7 non distrettuali mentre la percentuale di aziende che esportano con marchi è del 10,8% contro il 6,2% di quelle non distrettuali. Particolarmente evidente nei raggruppamenti di aziende dedicate alla moda, dove le maison del lusso sono sempre più presenti. Infine la solidità finanziaria: il patrimonio netto in percentuale del passivo è salito sopra la soglia del 30% nei distretti, leggermente superiore ai valori osservati al di fuori dei distretti. La percentuale è raddoppiata in vent’anni (era di poco sotto il 16% nel triennio 1998-2000). Nei distretti poi le disponibilità liquide, cioè il cuscinetto contro rischi e a cui attingere per investire, arriva al 10% del fatturato.


 

Investimenti e manodopera

«Il tessuto produttivo è sano e ha investito molto negli ultimi anni soprattutto per una nuova tecnologia», ha spiegato Stefania Trenti, responsabile Industry and Local Economies Research Intesa Sanpaolo. «Osserviamo una divaricazione anche dentro gli stessi distretti e a parità di settore: le imprese con migliori risultati tendono a replicare il proprio posizionamento. A fare la differenza la strategia sì, ma anche certificati di qualità, che permettono l’inserimento in grandi catene del valore, certificazioni ambientali e brevetti. Inoltre gli investimenti in autoproduzione energetica hanno permesso di alzare la marginalità». Green ma anche digitale le prossime priorità, facendo attenzione al reperimento della manodopera, una corsa sempre più a ostacoli.


 

La top 5

Scorrendo tutte queste voci, il cluster più performante è risultato quello dell’oreficeria di Valenza (Alessandria), seguito dalle macchine agricole di Reggio Emilia e Modena, vini e distillati del Bresciano, gomma del Sebino-Bergamasco, meccatronica di Trento.
«Sono stati analizzati i bilanci di oltre ventimila imprese. E questo fa capire la logica ed i movimenti essenziali delle aziende, con i cambiamenti del modo di essere e di fare», ha osservato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro «Si tratta - ha aggiunto - di cambiamenti che fino a qualche anno fa sembravano impossibili. Cresce la produttività di più rispetto al resto dell'Europa. I distretti guidano gli aspetti positivi del cambiamento. Le logiche delle imprese dell'ultimo decennio è stata superata. È cambiato lo spirito imprenditoriale. Le banche hanno dato il loro contributo e aiuto. Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione delle imprese 400 miliardi di credito ben gestito»

 

(Fonte: Corriere della Sera)

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