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La manovra alla prova dell’ufficio parlamentare di bilancio

Non ci sarà alcuna critica dai toni marcati, anche perché gli obiettivi di bilancio appaiono cauti e sostenuti da coperture che non presentano molti più problemi rispetto ad altre occasioni del recente passato. Ma l’Ufficio parlamentare di bilancio, oggi in audizione parlamentare, potrebbe fare serie di osservazioni di merito sulla legge finanziaria: sia sul merito delle politiche, sia sugli effetti di alcune delle misure, sia sulle prospettive del debito.

La Flat tax incrementale

Per quanto riguarda la solidità delle coperture, una in particolare sta attirando l’attenzione di tutti gli analisti: la cosiddetta flat tax «incrementale» per le persone fisiche titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo. In pratica, la parte fino a 40 mila euro di redditi superiori al triennio 2019-2022 sono tassati al 15% (a parte un’iniziale franchigia del 5%). In legge di bilancio questa misura ha un costo netto nullo sul 2023 e di appena 683 milioni di euro sul 2024, ma alcuni osservatori ritengono questa stima potenzialmente fragile.

Tasse

Gli analisti dell’Ufficio parlamentare di bilancio per esempio temono che l’opportunità di pagare meno tasse sui redditi in più del 2023 spinga le imprese a concentrare i ricavi proprio nell’anno su cui si ricevono più facilitazioni fiscali. Questo farebbe crescere il costo in deficit della misura, così come c’è incertezza sull’impatto di gettito di alcune imposte sostitutive (da quella sulla distribuzione di fondi societari detenuti all’estero a quella sulla rivalutazione delle quote societarie). Nel complesso però l’Upb non dovrebbe essere particolarmente severo su questi aspetti, nell’audizione parlamentare di oggi, perché le coperture in legge di bilancio non mostrano problemi particolarmente più seri del solito.

Repressione all’evasione

Su tre aspetti di merito, fra gli altri, è però possibile che l’Upb insista. Di certo le analisi interne sono già tutte lì a sostenere gli argomenti. Il primo riguarda l’emersione dell’attività economica. Una soglia alzata a 5 mila euro di divieto sull’uso del contante non ha correlazione diretta con la repressione nell’evasione ovunque in Europa, ma in Italia senz’altro in questi anni ha aiutato (per esempio nel contribuire a ridurre l’evasione). Per quanto riguarda la «flat tax» al 15% sulle partite Iva sui redditi fino a 85 mila euro, l’Upb non eccepisce in sé ma ha un dubbio: se il governo intende allargare il sistema di imposte cedolari del genere, come a volte si ripete, allora andrà rivisto e ristretto il perimetro della spesa e dei servizi pubblici.

Il debito pubblico     

Infine, l’aspetto più delicato. Sembra esserci una probabilità superiore al 50% che il debito pubblico nel 2023 non riesca a calare, invece di segnare la discesa dal 145,7% al 144,6% del prodotto interno lordo come previsto dal governo. Il motivo non sarebbe nelle coperture della manovra, ma nel fatto che la crescita nominale del prodotto dell’Italia (cioè crescita reale più inflazione) forse è sovrastimata dal governo per l’anno prossimo. Ma mantenere un assetto dei conti coerente con la discesa del debito – anche minima – resta un imperativo di questa fase. A maggior ragione perché le emissioni di titoli di Stato da collocare nel 2023 aumentano: da 418 a 479 miliardi quelle lorde e da 48 a 73 miliardi quelle nette, cioè nuove e supplementari; il tutto senza che queste esse siano coperte dai programmi di acquisto della Banca centrale europea, dunque gli investitori nel debito italiano andranno trovati e convinti quasi tutti sul mercato per volumi senza precedenti.

Gli interventi

Proprio le compatibilità sul debito hanno spinto la Ragioneria dello Stato in queste settimane a seguire con particolare attenzione la manovra. La bollinatura c’è, dunque la Ragioneria non ha riserve. Se però gli interventi pubblici nei dossier industriali aperti dessero luogo a nazionalizzazioni anche temporanee – dall’ex Ilva di Taranto, alla rete Tim, alla raffineria Isab di Priolo – bisognerebbe capire come ciò avviene e se impatta sul debito. Perché a nessuno nelle mura del grande ministero di Via XX Settembre, numeri alla mano, deve sfuggire il rischio che la sua discesa si arresti.

 

 

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