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Patrimoni, a figli e nipoti stanno per arrivare 200 miliardi di ricchezza: ma che fine faranno?

Più di 200 miliardi in lasciti e testamenti ogni anno vengono registrati in Italia: in rapporto al reddito, è un record in Europa. La popolazione invecchia, indubbiamente, ma a un certo punto passa il testimone a figli e nipoti. E così, una ricchezza sempre maggiore viene loro trasferita. Tra i primati che noi italiani deteniamo in Europa, dunque, non ci sono solo calcio, cibo, lusso e motori, ma anche i lasciti testamentari. 

I frutti del boom economico

La differenza oggi la fanno i risparmi degli anni del boom, quelli della cosiddetta Milano da bere e dei tempi del Drive In della tv del Biscione. Risparmi che oggi comprano le case a figli e nipoti, gli stessi però che si ritrovano con immobili lasciati in eredità (questi, con relativi costi di successione e fiscali): si tratta di case, seconde case, auto, barche, denari, titoli e altre proprietà. Ma la nuova generazione è preparata a tutto questo? Pronta a gestire la prospettiva della consegna del testimone? 

Il passaggio generazionale

Le stime parlano di circa 2 mila miliardi di ricchezza che si preparano a passare dalle mani degli yuppies a quelle della “generazione Internet”, da qui al 2030, insomma a una generazione che risparmia meno, ha lavori più precari e un futuro pensionistico incerto. Ma le stime Istat ci dicono anche altro: nel nostro Paese vivono quasi 15 milioni di italiani che si collocano dentro la Generazione X, quella dei nati tra il 1964 e il 1979. Oltre undici milioni sono i Millennials, nati tra il 1980 e il 1987. Più di otto milioni fanno invece parte della Generazione Z, nati tra il 1998 e il 2012. Insomma, generazioni che non hanno vissuto le fortune lavorative del boom e che non hanno nemmeno la stessa mentalità dell’epoca.

La gestione del denaro

Quel che è certo è che in Italia non siamo molto ferrati nella gestione del denaro: sappiamo accantonare i soldi nel conto corrente e poco più, tanto che nelle classifiche sull’educazione finanziaria siamo da sempre agli ultimi posti in Europa. Tutto questo ha un costo. La liquidità resta la forma preferita di allocazione e ora si tramuta in uno spreco visto l’alto livello dei tassi di interesse. Il contante è cresciuto di 509 miliardi (+45%), a quota 1.629 miliardi: ciò significa che la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi si conferma al 31% del totale. Una scelta che però finisce con l’erodere il valore del patrimonio. Serve un cambio di passo soprattutto ora che si sta per verificare il più grande passaggio di ricchezza dal Dopoguerra ad oggi. Secondo i calcoli di Aipb, l’associazione italiana del private banking, siamo di fronte a 200 miliardi di trasferimento entro il 2025.


 

Nuove competenze per i consulenti

Un passaggio di ingenti quote di ricchezza da una generazione all’altra, che richiede ai consulenti finanziari la capacità di parlare a persone con approcci molto diversi. I professionisti del patrimonio assisteranno quotidianamente a questo passaggio. Siamo alle soglie di uno dei più significativi trasferimenti di ricchezza nella storia del Paese. Questo trasferimento coinvolgerà prevalentemente famiglie imprenditoriali alla guida di aziende di piccola e media dimensione che costituiscono l’ossatura del tessuto produttivo. Preservare il patrimonio, la continuità aziendale, generazionale e di valori familiari, diventa quindi una delle sfide più importanti che dovranno affrontare consulenti, wealth manager e family office nel prossimo futuro.

Il ricambio nelle reti

Ecco perché serve un cambio generazionale anche per la professione del consulente. «Il contesto anagrafico delle Reti trova nel dato degli over 70 l’occasione per una nuova apertura occupazionale ai giovani. Le dinamiche anagrafiche stanno creando le condizioni per il trasferimento di circa 70 miliardi, attualmente nel portafoglio dei più senior, a giovani consulenti che faranno ingresso nella professione», spiega Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti, l’associazione di rappresentanza delle banche dei consulenti finanziari.

(Fonte: Corriere Economia)


 

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