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Un altro anno di crescita per il crowdinvesting italiano

L’industria italiana del crowdinvesting è in buona salute e si conferma un’ottima opportunità per le imprese che vogliono finanziarsi (startup e Pmi più in difficoltà nel trovare capitali) e per gli investitori a caccia di rendimenti. Rispetto ad un anno fa la raccolta è cresciuta del 27% con flussi pari a 430,6 milioni. Ma il 2022 parte con un segno negativo, con la raccolta del primo semestre in flessione del 2,2% rispetto al secondo semestre del 2021. Dal 2014 le 90 piattaforme attive segnano una raccolta complessiva che supera il miliardo di euro (1.129,80 milioni). In particolare, sono 129 i progetti di equity crowdfunding focalizzati sui criteri Esg, che hanno raccolto 58,26 milioni di euro.

L’osservatorio

Sono alcune delle principali evidenze del settimo report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano che ha analizzato gli ultimi 12 mesi fino alla data del 30 giugno scorso. Sotto la lente finisce quel sottoinsieme del crowdfunding che permette a persone fisiche e a investitori istituzionali e professionali di aderire direttamente, attraverso una piattaforma Internet abilitante, a un appello per raccogliere risorse destinate a un progetto imprenditoriale, concedendo un prestito (lending-based model) oppure sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società (equity-based model).

«L’analisi si è focalizzata su due diverse classi di portali – sottolinea il professore Giancarlo Giudici che con il suo team ha realizzato l’Osservatorio – quelli per la raccolta online autorizzati da Consob – abilitati a collocare quote del capitale di rischio di Pmi, minibond e quote di Oicr che investono in Pmi – e quelli di social lending, che veicolano prestiti dai privati a persone fisiche o giuridiche, distinti in portali ‘crowd’ e ‘non crowd’ (se non raccolgono risorse online da investitori retail)»

 

RACCOLTA CON EMISSIONE DI MINIBOND

Il Regolamento Europeo

Proprio nelle scorse settimane è arrivato il rinvio della scadenza, prevista inizialmente per novembre 2022, entro la quale le piattaforme europee già operative devono adeguarsi alle procedure previste dal nuovo Regolamento ECSP (European Crowdfunding Service Providers), così da rendere più uniformi le norme fra portali equity e lending e favorire l’operatività cross-border.

La nuova scadenza fissata dalla Commissione Europea è novembre 2023. «In Italia abbiamo assistito a un vivace dibattito sul ritardo accumulato nella definizione di alcuni punti importanti, fra cui le competenze fra Consob e Banca d’Italia -sottolinea Giudici – Auspichiamo che a novembre si proceda senza indugio a definire tutto quello che occorre per dare certezze agli operatori italiani e metterli in condizione di competere con i peer europei, così come è nello spirito del Regolamento ECSP».

Dove va la raccolta

La raccolta annuale per l’equity crowdfunding è stata pari a 97,79 milioni di euro per i progetti non immobiliari (con un certo calo nel primo semestre 2022) cui vanno aggiunti i 44,10 milioni per quelli immobiliari. In aumento i minibond collocati sui portali, saliti a 37,63 milioni di euro: questo segmento non esisteva fino al primo semestre 2020 ed è cresciuto del 68,7%. I portali di lending contribuiscono nell’ultimo anno con 65,49 milioni di euro prestati a persone fisiche (+51,7% nonostante le poche piattaforme attive) e 102,44 milioni a imprese tramite portali generalisti (in calo nel primo semestre 2022), più 83,15 milioni da portali specializzati nell’immobiliare, al contrario in buon aumento negli ultimi 6 mesi (+56,7%) grazie alla proliferazione dei portali.

La dimensione del mercato cresce poi sensibilmente se si considera anche il contributo dei portali fintech che erogano prestiti a persone fisiche e a imprese senza però raccolta dai piccoli risparmiatori di Internet: le 3 piattaforme Younited Credit, Credimi e Opyn negli ultimi anni hanno erogato quasi 4 miliardi di euro, a riprova della necessità di coinvolgere anche fondi e investitori professionali se si vuole scalare i finanziamenti in modo significativo

RACCOLTA CON EMISSIONE DI QUOTE DEL CAPITALE DI RISCHIO

Dal real estate all’equity crowdfunding

Quello del real estate è il segmento in più forte ascesa: le piattaforme dedicate sono oggi 27 e hanno raccolto in 12 mesi ben 127,25 milioni di euro, +38,1% rispetto al periodo precedente. Nell’equity crowdfunding al 30 giugno 2022 risultavano autorizzati da Consob 51 portali per la raccolta di capitali online, esattamente come l’anno scorso. Negli ultimi 12 mesi sono state concluse 36 campagne di collocamento di minibond sugli 8 portali al momento autorizzati, per un totale di 37,63 milioni di euro.

Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: nei primi 6 mesi del 2022 è dell’88,9%, ben più della media generale dell’intero campione dal 2014, pari al 79,3%. La raccolta di capitale di rischio cumulata nel tempo è pari a 429,04 milioni di euro e negli ultimi 12 mesi il flusso è stato pari a 141,9 milioni, di cui 58,99 milioni nel primo semestre 2022. Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è 204.762 euro, per quelli immobiliari è 1.078.633 euro.

Le piattaforme

Fra le emittenti le Pmi continuano a guadagnare spazio, ma il mercato è ancora dominato in particolare dalle startup innovative (56% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 16% delle Pmi innovative). La grande maggioranza opera in Lombardia, poi Emilia-Romagna e Lazio, ed è attiva nel settore dei servizi di informazione e comunicazione.

La valutazione pre-money mediana si aggira intorno a 2 milioni di euro. La piattaforma che fino ad ora ha finalizzato e raccolto più capitale è ancora Mamacrowd (83,61 milioni di euro effettivi al 30 giugno 2022), seguita da Crowdfundme (71,09 milioni e il maggior numero di campagne pubblicate in assoluto, 192) e Walliance (68,46 milioni). In media ogni campagna riceve il sostegno di 96,2 investitori (soprattutto maschi, attorno ai 45 anni) e l’importo medio investito è pari a 3.913 euro per le persone fisiche e 35.740 euro per le persone giuridiche, in tendenziale crescita rispetto al passato.

Profittabilità e ritorni

Dopo la campagna di raccolta, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato, si contano sulle dita di una mano quelle che riescono a superare i target previsti nel business plan iniziale. Prosegue poi l’utilizzo delle ‘bacheche elettroniche’ per la compravendita di quote sottoscritte sul mercato secondario: gli annunci pubblicati sulle piattaforme autorizzate sono molti, ma pochissimi sono stati finalizzati.

Negli ultimi 12 mesi si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, quotazioni in Borsa o acquisizioni, ma anche nuovi write-off, oltre a diversi round successivi di raccolta. Su questa base, all’1 luglio 2022 l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio Crowdinvesting ha calcolato un apprezzamento medio complessivo teorico del valore di portafoglio investito pari a +17,45% (+74% nella versione non-diluita).

Il lending crowdfunding

Per quanto riguarda il lending, al 30 giugno 2022 risultavano attive in Italia 39 piattaforme (7 piattaforme a finanziare persone fisiche, 12 dedicate alle imprese e ben 20 specializzate nel real estate). La raccolta negli ultimi 12 mesi è stata pari a 65,49 milioni di euro per le piattaforme consumer, con un totale cumulato nel tempo di 188,82 milioni: in testa troviamo Soisy, con 43,26 milioni di euro nell’ultimo anno.

Le piattaforme generaliste nel comparto business aggiungono all’attivo 102,44 milioni di euro, raggiungendo un cumulato di 272,97 milioni: nel segmento primeggia October con 83,20 milioni di euro raccolti, di cui però una buona fetta arriva da investitori professionali non crowd. Le piattaforme immobiliari registrano un flusso annuale di 83,15 milioni di euro raccolti e totalizzano 176,49 milioni: la prima è Rendimento Etico, con 24,3 milioni di euro all’attivo nell’ultimo anno. Alcune piattaforme prevedono fondi di protezione per ripagare eventuali prestiti in sofferenza, altre fanno leva sulla garanzia pubblica del Fondo statale per le Pmi.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

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