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Europa: quale futuro per l'Italia?

Finalmente si è votato e adesso che il quadro politico italiano è chiaro si può ipotizzare quale scenario dovranno affrontare il nostro paese e soprattutto le nostre imprese alla luce dei rapporti di forza che si instaureranno tra i paesi membri dell'UE.

Personalmente sostengo da molto tempo quanta sudditanza l'Italia patisce per le decisioni che vengono prese a Bruxelles a causa della nostra atavica riluttanza a creare lobby trasparenti per supportare le imprese e far sì che le nostre attese ed esigenze vengano prese nella dovuta considerazione.

Il ministro Adolfo Urso ha appena dichiarato che il prossimo Parlamento Europeo dovrà realizzare una politica industriale assertiva con risorse comuni, prefiggendosi lo scopo di restituire competitività alle imprese sostenendo la produzione e il lavoro e tutelando allo stesso tempo il mercato interno.

Molti sono i dossier europei che vanno riconsiderati e riaggiustati alla luce dei grandi cambiamenti politici ed economici avvenuti ultimamente, continuando a tenere l'obiettivo su innovazione, transizione ecologica e digitale.

Per l'Italia c'è il traguardo della quinta rata del PNRR pari a 10,6 miliardi, ma dobbiamo sempre ricordarci che dobbiamo rispettare i parametri richiesti dall'UE soprattutto in termini di riforme, e su questo tema noi siamo particolarmente in difetto imponendoci un impegno concreto per non vederci sfuggire questi finanziamenti imprescindibili.

Purtroppo le elezioni europee sono state quest'anno un grande tappo per decisioni di politica industriale, prova ne è la mancanza di opportunità di finanziamenti alle imprese unita alla lentezza di emanare decreti attuativi senza i quali alcune leggi non possono diventare operative: il governo dovrà quindi impegnarsi d'ora in avanti a porre grande attenzione alle esigenze degli imprenditori italiani avendo finalmente superato l'esito del voto, che per fortuna conferma stabilità.

Anche la Banca Centrale Europea, con la recente mossa dell'abbassamento dei tassi, sta dando un segnale positivo per il futuro e in particolare l'Italia deve riconoscere che la rete di sicurezza che Christine Lagarde ha creato prima con l'istituzione dei TPI, ovvero l'acquisto dei titoli in paesi in difficoltà e successivamente con il voler comprare titoli italiani ha dato ossigeno alle finanze di Roma.

Ovviamente il nostro governo dovrà tener conto delle indicazioni che provengono dall'Ue, ma voglio sperare che l'interesse per il comparto produttivo, che continua a dimostrarsi vivace e costruttivo, possa creare strumenti ed opportunità per la crescita e l'affermazione della nostra economia.


Alessandro Biffi
Honorary Chairman DRAZEFIN advisory
 


 

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