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«Investiamo sull’Italia per creare campioni europei Il valore? Si genera puntando sull’innovazione»

Dietro al divano del suo ufficio ci sono due opere di Paolo Ceribelli: lo scudo rosso blu e bianco di Capitan America e uno, uguale, con i colori dell’Inter. Non ha ambizioni da supereroe Francesco Canzonieri. Confessa invece che «un giorno mi piacerebbe lavorare per l’Inter». I capitali raccolti con Nextalia preferisce però investirli in aziende industriali, formazione e agribusiness, i settori scelti dal fondo di cui Canzonieri e amministratore delegato e fondatore «per dare un contributo alla crescita e alla sostenibilità delle imprese. In tre anni abbiamo raccolto più di un 1 miliardo da oltre 200 investitori: banche, fondazioni, casse di previdenza, assicurazioni, family office e manager» racconta. Il capitale è stato allocato in due fondi, uno di private equity con una dotazione di 800 milioni e un altro dedicato alle credit opportunity con oltre 300 milioni. «Contemporaneamente abbiamo allargato la nostra base azionaria con Confindustria, Enpam ed Istituto Atesino di Sviluppo che si sono aggiunte a Intesa Sanpaolo, UnipolSai, Coldiretti e Micheli e Associati. Siamo una società privata istituzionale».


La formazione non è un settore convenzionale per un private equity. Come mai ha deciso di partire da qui?
«Sono convinto che in un mondo globale e dominato dalla trasformazione digitale il valore del capitale umano rappresenti la vera ricchezza di un Paese. L’upskilling e il reskilling sono fondamentali per sostenere la crescita delle imprese e ci siamo resi conto che c’era un vuoto di mercato. Per questo abbiamo creato Digit’Ed, di cui oggi sono parte integrante alcune delle più importanti realtà del settore education: 24Ore Business School, la storica business school fondata dal Sole24Ore, Treccani Accademia, la Scuola Notarile Greco Pittella e Accurate che si occupa di formazione per il settore sanitario usando strumenti simulativi e realtà virtuale. La nostra ambizione è creare valore per il Paese, puntando sull’eccellenza del capitale umano e la formazione delle giovani generazioni».


Anche l’agricoltura è una scelta in controtendenza. In che modo un fondo può creare valore?
«Agrifood e Agritech rappresentano una frontiera in cui l’Italia può eccellere. Abbiamo stretto una partnership strategica con Coldiretti e Bonifiche Ferraresi per supportare lo sviluppo di competenze distintive ed innovative nel Paese a favore della sostenibilità. Insieme a BF siamo azionisti del Gruppo Agronica-Abaco, che serve clienti pubblici e privati attraverso lo sviluppo di tecnologie per la gestione dei territori, delle filiere agricole e che attraverso l’analisi dei dati permette di gestire i rischi in agricoltura, il settore più colpito dal cambiamento climatico. La tecnologia in agricoltura significa sostenibilità, perché aiuta ad aumentare l’efficienza dei raccolti riducendo l’impiego di risorse scarse come l’acqua. Anche così si crea valore».


A fianco del private equity c’è il fondo credit opportunity.
«E’ un fondo che investe nel credito alle imprese in difficoltà finanziarie ma con un business che invece va bene. Nei prossimi mesi lanceremo anche il fondo Nextalia Capitale Rilancio con l’obiettivo di riportare in bonis società in situazioni problematiche».


Gli imprenditori sono disponibili ad aprire il capitale ai fondi?
«La mentalità è cambiata, però la disponibilità ad aprire il capitale dipende anche dalla strategia che i fondi decidono di intraprendere, che può spaventare gli imprenditori. Noi siamo pazienti e cerchiamo di creare equilibrio tra ritorni economici e ricadute sociali sul territorio. Il ritorno per i nostri investitori arriva dalla crescita, non dai tagli. Inoltre, il ricambio generazionale sta favorendo la nascita di una nuova classe imprenditoriale e manageriale fondamentale per il Paese».


L’attuale situazione economica dell’Italia è favorevole per chi vuole investire?
«L’Italia ha un’economia solida legata alla flessibilità del suo tessuto imprenditoriale fatto da 4 milioni di imprese medie e piccole, una configurazione che consente grande flessibilità di fronte a repentini cambiamenti del mercato che richiedono capacità di adattamento. Inoltre il nostro sistema bancario è tra i più solidi in Europa, con fondamentali straordinari. In altre parole, ci sono basi forti per avere una leadership europea, ma bisognerebbe crederci di più».


Se è per questo, anche l’innovazione è un po’ “sacrificata”: ci sono tante startup ma i capitali che attraggono sono ancora scarsi…
«L’Italia in questo settore è il fanalino d’Europa eppure ci sono tanti imprenditori giovani con visione. Qui sono nati solo 2 o 3 Unicorni, troppo pochi per le potenzialità che esprime il settore delle startup. E’ la prossima sfida di Nextalia tramite il nuovo fondo Nextalia Ventures».


A distanza di quasi 3 anni è contento della scelta di “mettersi in proprio” lanciando Nextalia?
«Le mie precedenti esperienze professionali mi hanno dato tanto e forse anche per questo sentivo che era arrivato il momento di cambiare e di fare qualcosa di importante per il Paese, non solo per me. La finanza di per sé non è un valore, ma deve essere un fattore abilitante per supportare la crescita di imprese e territori. Oggi più che mai serve anche un contributo di pensiero e strategia e Nextalia, nata per diventare un operatore rilevante nei private markets e nell’economia reale, prova ad essere in prima linea».

(Fonte: Corriere Economia)

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