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L'Italia? Può ripartire con le startup. La visione di Alessandro Piol (e la fondazione dedicata al padre)

Le Dolomiti bellunesi appaiono maestose anche a guardarle dalla Sesta Strada. Qui, nel cuore pulsante di Manhattan, a pochi passi da Soho e dall’Artists' Gate a Central Park, lavora Alessandro Piol, figlio del compianto Elserino, il «genio burbero», visionario ingegnere dell’Olivetti che lanciò P101 – il primo pc al mondo e che portò in Italia dagli States il venture capital. Alessandro ha studiato informatica alla Columbia University e ha poi conseguito un Mba presso la Harvard Business School. Ha trascorso 10 anni in AT&T, dove ha co-fondato AT&T Ventures, focalizzandosi sugli investimenti early stage in nuovi media. Ha anche co-fondato Pixel Machines, una startup nel settore del supercalcolo grafico ed è stato General Partner di Invesco Private Capital, dove ha diretto la practice technology, investendo direttamente in aziende e in fondi. Oggi è Managing Partner di AlphaPrime, una società di venture capital focalizzata sulle tecnologie che proteggono le persone e i beni. Un curriculum di tutto rispetto che non gli impedisce però di provare gratitudine e amore verso le sue origini. Proprio per restituire al territorio da cui la famiglia Piol proviene, da gennaio è operativa la Fondazione Elserino Piol, un ambizioso progetto locale con respiro internazionale. Frutto della visione lungimirante del capofamiglia, l'iniziativa prende vita grazie alla dedizione dei suoi figli Andrea, Alessandro e di sua sorella Marinella Piol. “Si tratta della realizzazione dell’ultimo sogno di papà – dice Alessandro al Corriere della Sera – ne abbiamo iniziato a parlare due anni fa. Papà ci ha lasciato ma i suoi sogni continuano a plasmare il mondo”. E questo vento di cambiamento che caratterizza tutta la storia che qui stiamo raccontando stavolta parte da Limana Valmorel, dove Elserino è nato e dove ha sede la Fondazione.

Una Fondazione per trasformare Belluno in un hub dell’innovazione

“La Fondazione si propone di utilizzare la tecnologia e la ricerca come strumenti chiave per creare un hub all'avanguardia per lo sviluppo di progetti innovativi nei settori dell'Ospitalità, dell'Agri-Tech e della Mobilità Sostenibile – spiega Alessandro - L'obiettivo è trasformare Valmorel in un autentico "Laboratorio di idee", un centro di eccellenza che sfrutti le tecnologie avanzate e le iniziative socio-culturali per poter replicare queste esperienze in territori analoghi in Italia. Il tentativo è ridare vita a una comunità che negli ultimi anni ha visto i propri talenti abbandonare il territorio d’origine verso i grandi centri. Stiamo semplicemente mettendo in pratica quell’approccio integrato dove innovazione, tradizione e rispetto dell’ambiente si fondono per creare un modello unico di sviluppo sostenibile".
 

Ospitalità, agricoltura e mobilità le tre direttrici della sostenibilità
E lo sviluppo sostenibile dei territori passa innanzitutto dall’ospitalità sostenibile: che è leva per il ripopolamento delle comunità rurali. Nel 2022, il turismo ha già mostrato segni di ripresa post-pandemica: investire nel turismo sostenibile diventa cruciale per il 2024, rispondendo alla crescente consapevolezza ambientale dei viaggiatori. Secondo uno studio del Sustainable Tourism Forum, il 64% dei viaggiatori considera cruciale l'impatto ambientale, una percentuale in crescita soprattutto tra i giovani.
E poi c’è la trasformazione dell’agricoltura: il volume degli investimenti nell'agritech in Italia è aumentato di quasi il 90% nel 2023, ma mancano competenze. Così come nella mobilità sostenibile: secondo un'indagine del McKinsey Center of Future Mobility, il 46% degli intervistati utilizza già prodotti più sostenibili, mentre il 16% pensa di cambiare le proprie abitudini a favore di forme di mobilità green. La Fondazione mira a facilitare la collaborazione tra istituzioni e imprese per promuovere progetti di mobilità sostenibile nel territorio bellunese e oltre.

 

Belluno-New York e ritorno: ripercorrendo le tappe di Piol

Elserino Piol è a buona ragione considerato il papà del venture capital in Italia, un settore che oggi vale oltre un miliardo di euro (dati EY, 2023) e vede impegnati una quindicina di operatori. Ma in Italia il concetto di investire in startup innovative e trasformare in imprese quando sono poco più che idee arriva negli anni ’80 quando Olivetti decide che per scalare rapidamente ha bisogno di acquistare l’innovazione laddove viene realizzata, più che prodursela in house. Elserino viene inviato negli Usa. Lì comprese subito che investire in startup fosse la chiave per il successo nel mercato globale delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni.
Tra il 1980 e il 1995, tra Boston e la Silicon Valley, Olivetti concluse 63 operazioni investendo 138,7 milioni di dollari. È così che il venture capital arrivò in Italia, dove era quasi sconosciuto prima.
“Quando mio padre era qui negli Stati Uniti, ha visto il potenziale del VC per trasformare l'Italia", ricorda Piol "Ha capito che l'innovazione poteva portare benessere ed economia. È per questo che ha iniziato a investire in startup qui negli Stati Uniti, per portare quelle idee in Italia".
Per quello iniziò a investire nelle startup italiane. Così nel 1998 fonda Pino Venture Partners e fa la prima operazione: due milioni di euro in Tiscali, all'epoca un'azienda sconosciuta che quando nel 2001 fu venduta valeva 500 milioni. Con i fondi Kiwi e Kiwi II Elserino investì in Vitaminic, Click.it, Elitel, Blixer, Cubecom, Venere.com. E Yoox. Piol, da vero americano d’Italia, è convinto che per funzionare il vc deve investire in aziende a elevato potenziale anche se piccole e senza utili. “Mio padre diceva che bisogna investire in aziende "figlie", che sono piccole ma destinate a crescere. È necessario scegliere progetti che abbiano il potenziale per affrontare il mercato e i suoi cambiamenti”.

Le sfide in campo

Oggi, Alessandro Piol continua la missione di suo padre, insieme al fratello Andrea. "Vogliamo dare un contributo al territorio che nostro padre amava", dice con un sorriso. "Stiamo lavorando per creare un incubatore di idee a Belluno, per aiutare i giovani a sviluppare e rimanere in queste comunità".
Tuttavia, le sfide rimangono. Alessandro Piol riflette sulla cultura imprenditoriale italiana e sull'importanza di cambiare la mentalità verso il fallimento. "In Italia, c'è ancora uno stigma associato al fallimento imprenditoriale", afferma. "Dobbiamo imparare dall'atteggiamento degli imprenditori americani, che vedono il fallimento come una parte naturale del processo di innovazione".
Nonostante le sfide, Alessandro è ottimista sul futuro dell'Italia. "Abbiamo le basi, le università, le scuole di eccellenza", afferma. "Dobbiamo solo continuare a coltivare l'innovazione e creare opportunità per i giovani talenti".

 

(Fonte: Corriere Economia)

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